(In http://youtu.be/P81z_2iNOhk trovate il link del suo time out in Lituania contro Israele, un concentrato di forza meraviglioso. E avendo visto quella partita posso dire che è stato anche buono!)
Ieri ho avuto il piacere di assistere al clinic di Simone
Pianigiani a Rimini nell’ambito della manifestazione della Coppa Italia di
Lega.
Chi è Pianigiani è inutile dirlo, è il ct dell’Italia di
Basket nonché responsabile di tutte le rappresentative azzurre giovanili. Sono
state due ore intense per il sottoscritto perché da un personaggio del genere c’è
solo da imparare.
Premetto di averci capito poco da un punto di vista
squisitamente tecnico: troppo tattico il clinic per un malato di minibasket
come il sottoscritto (infatti mi sono poi rifatto nel pomeriggio con Cremonini
e la Regis autori di un clinic super dove hanno esplorato con i bambini tutte
le categorie dai pulcini agli esordienti). Sentire parlare di pick and roll,
pick and pop, difesa drop (se si scrive poi così…), show aggressivo non è
proprio il massimo se non alleni una squadra senior. Però alcuni concetti ed
alcune sensazioni sono stati fantastici e meritano di essere condivisi.
Per prima cosa: la parola più pronunciata da Pianigiani è
stata divertimento. Ha parlato due ore a braccio, fatto vedere diverse
situazioni difensive, risposto alle domande più incredibili (quella di
Pillastrini la devo ancora comprendere!), ma sempre divertendosi, con noi e con
i ragazzi che erano in campo a fare le pedine degli scacchi (definizione sua!).
E lo sottolineava: qui inizia il divertimento, qui inizio a godere (da vero
toscanaccio ne ha dette anche altre…), qui ci divertiamo perché lo mettiamo in
difficoltà. La sensazione che abbiamo avuto in tribuna è stata proprio quella:
che si divertisse. E questo è stato il primo messaggio importante da portare a
casa. Uno così che guadagna ciò che vuole ha lo spirito e la mentalità di
conoscere, di allenare, di stare in palestra, di migliorare i ragazzi e
migliorarsi; il tutto con il sorriso sulle labbra.
Altra cosa: il bisogno continuo di formazione. I
giocatori, anche senior, hanno sempre bisogno di essere allenati, di essere
ascoltati, di crescere. Cerchiamo di formare degli atleti ma non perdiamo di
vista gli uomini. E qui il legame con il mio mondo è stato immediato. Quello
che devi fare per dare motivazione, per aumentare l’autostima di un bambino,
lavorare sulla fiducia: un percorso che non si esaurisce mai che deve essere
portato avanti sempre.
Grande attenzione alla mentalità: mentalità al lavoro, al
sacrificio, all’essere vincenti (meravigliosa la sua precisazione poi non le vinci
tutte e le partite non finiscono 0-0, ma intanto puoi essere vincente lo stesso).
Valori che insegniamo ai nostri ragazzi tutti i giorni e di cui sentiranno
parlare fino alla “vecchiaia” sportiva: perché se non ti impegni, se non
assimili questo modo di essere non vai da nessuna parte. Nella vita, nel lavoro
e nella palestra.
Ultimo elemento comune con il nostro mondo: la passione.
La passione che usciva con le sue parole, che riusciva a trasmettere, la
passione per il basket e per lo sport in generale, la passione nel fare le
cose. Passione che alcuni hanno perso, ma che invece ci deve sempre
accompagnare.
E’ bello sentire il tuo c.t. che la pensa come te, che
condivide ed esprime questi valori, in un periodo in cui invece va di moda
usare scorciatoie, in cui si chiede sempre qualcosa in più senza dare mai
niente prima. Siamo in un momento di grandi crisi di valori, di etica, di tutte
quelle cose che mia nonna avrebbe chiamato “stare al mondo”: noi allenatori,
istruttori, educatori dobbiamo insegnare anche a stare al mondo. Non diamo per
scontato che i bambini (o i ragazzi) che vengono nelle nostre palestre sappiano
già cosa significhi mentalità, formazione, abnegazione, divertimento, passione.
Facciamo come Pianigiani ed alleniamole queste qualità. E se facciamo questo
mestiere solo per soldi e non per passione allora abbiamo davvero sbagliato
attività: abbiamo tante responsabilità sulle spalle, ma una in particolare.
Educare. Se non ci crediamo possiamo stare a casa e lasciare perdere. Non è obbligatorio “rovinare” dei ragazzi se
non ne abbiamo voglia.
Ecco, sono fiero di aver trovato uno che la pensa come
me, che nella Fip tanti la pensano così e che dietro ad un tiro a canestro c’è
la formazione di un futuro uomo.
Avanti quindi per la nostra strada e se qualcuno non è d’accordo,
come scritto in cima nell’intestazione di questo blog, … astenersi perditempo!
(A.S.)
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