Questo è il progetto di Livio Neri, Andrea Serri e di un gruppo di amici-istruttori che credono in un minibasket e in una pallacanestro diversa, fatta di amicizia, rispetto ed agonismo, che ti insegna i giusti comportamenti nella vita prima che in palestra. Astenersi perditempo.



lunedì 18 luglio 2011

I motivi di una scelta




Ormai è il segreto di Pulcinella: dopo 14 anni ho deciso di lasciare il Basket Ravenna. Quando un matrimonio finisce la colpa viene spesso data ad entrambi i coniugi ed anche in questo caso probabilmente è vero.
Dopo 14 anni da istruttore - allenatore e 7 come giocatore di cui 2 come capitano, 4 presidenze ed almeno 9 responsabili diversi di settore giovanile con cui ho collaborato, potrebbe essere anche solamente fisiologico cambiare aria. Ma non è questo il caso.
Nessuno è per sempre, figuriamoci i responsabili minibasket, ultima ruota del carro in una catena alimentare dove le risorse vanno tutte verso l’alto, leggi prima squadra. È così ovunque: dalla A alla B2 ed anche Ravenna non sfugge a questo diktat.
Non troverete mai scritta da me una sola parola sui patetici litigi, sulle mancanze reciproche; non vi racconterò di piatti tirati, suocere impiccione o dispetti di basso cabotaggio (giusto per rimanere in tema di divorzio coniugale). Non si sputa nel piatto dove si è mangiato, così come quando si è venditori non si parla mai male dei prodotti della concorrenza.
In questi giorni ho letto e sentito, da più parti, tutto ed il contrario di tutto. Ecco perché vi invito a continuare a leggere questo blog: nei prossimi post cercherò, infatti, di spiegare ancora una volta alcune cose (viste le mezze verità, o mezze bugie, oppure il fumo che viene venduto vedete voi) che sono trapelate, sembra, in nebulose riunioni.
Quello che voglio dirvi oggi è questo: nella mia vita ho avuto la fortuna di allenare diverse annate e squadre di categorie diverse. All’inizio atleti più grandi, alla fine di 5a elementare e 1a media. Di errori ne ho fatti tanti, e tanti ne farò, ma su una cosa non ho mai smesso di credere: il gruppo. La forza esclusiva e decisiva di un gruppo coeso di ragazzi. Tutte le squadre che ho allenato si sono dimostrate gruppi formidabili di amici che hanno continuato nel tempo a giocare insieme, a frequentarsi e a cercare di finire, se possibile, in classe insieme. Le annate 95, 97, 98, 99, 00 (i 96 non li ho avuti io) erano più o meno scarse, più o meno talentuose, ma cavolo che signori gruppi che erano! La regola (potete chiederla ai vostri figli) è sempre la stessa: mettere il proprio talento, di qualsiasi tipo, al servizio della squadra. In un gruppo, 1 più 1 non fa mai 2, ma 3, a volte anche 4. Ho sempre cercato di tenere tutti coinvolti (più pronti e meno pronti, più capaci e meno attenti, più atletici e meno coordinati), spesso riuscendoci: in una squadra vera c’è posto per tutti a patto che si sputi sangue e non manchi mai l’impegno. Dal mio minibasket sono sempre usciti gruppi coesi di 15-22 atleti senza bisogno di allenamenti di specializzazione o valutazione di futuribilità. Tutti sono futuribili e tutti possono ritagliarsi un ruolo importante.
Io ho sempre creduto in questo e di cazzate non ve ne ho mai raccontate.
In questo momento della mia carriera cestistica di istruttore nazionale, al termine di una stagione ottima dal punto di vista dei risultati, ma pessima da un punto di vista logistico - organizzativa, sono felice di aver trovato altri amici che condividono questo mio pensiero e che, in questi anni, mi hanno dimostrato di crederci davvero, con il loro lavoro quotidiano in palestra. Un conto è parlare e fare filosofia gratuita, un altro è dimostrare con i fatti cosa si intende. Parlo di Livio, che ha continuato a lavorare sui gruppi (e non solo sulle peculiarità tecniche di qualcuno forse futuribile) ed ha continuato a farli crescere, ma anche di tanti ragazzi e ragazze che inizieranno questa nuova avventura con me e che verranno presentati nelle prossime settimane.
Già, perché oltre ad allenatori che hanno dimostrato di crederci nel tempo e con il lavoro, ci sono anche due persone, due vecchi amici, due compagni di liceo, con cui è stato bello ritrovarsi dopo tanto (a dimostrazione, ragazzi miei, che le amicizie che costruite oggi ve le porterete dietro per sempre) e che hanno dimostrato di crederci ancora più di noi. Si tratta di Giovanni Poggiali (Proprietario) e Luca Minardi (Presidente) della Compagnia dell’Albero, società polisportiva che opera dal 1994 a Ravenna: una realtà che nel calcio e nel rugby si è già distinta per serietà, educazione e rispetto. Loro credono, come noi, nell’aspetto educativo della disciplina sportiva (che sia basket, rugby, calcio poco importa), nel tenere tutti coinvolti nel progetto, nel crescere gruppi di uomini rispettosi ed educati.
Il sodalizio, a questo punto, era inevitabile: la sezione basket aprirà a fine agosto, mentre durante l’estate verranno sistemati tutti gli aspetti burocratici, assicurativi e organizzativi.
Livio sarà il Responsabile del Settore Giovanile, io il Responsabile Minibasket: insieme alleneremo i gruppi più grandi (99-00-01), perché visti i chiari di luna in Finanziaria, non so quanto la scuola pubblica avrà bisogno di me. Sono e rimarrò un istruttore, morirò in palestra con i vostri figli, questo sia chiaro.
Io e Livio qualcosa di buono insieme, in questi tre anni, lo abbiamo combinato e abbiamo ritenuto opportuno continuare il nostro progetto, quello in cui crediamo, per Ravenna, i ragazzi di Ravenna e le famiglie che si meritano il meglio.
Nella nuova sede si possono trovare tante coppe: ottavo classificato, nono posto, ma soprattutto Premi Fair Play. Perché le cose bisogna dirle chiaramente: su 100 bambini che iniziano il loro percorso solo 1, forse, troverà il proprio mestiere nello sport che ha scelto di praticare. Della mia generazione (parlo di 5-6 annate per un totale di 200 ragazzini di belle speranze) solo io (1 su 200) ha visto la propria vita cambiare stando in palestra, ma non come giocatore (ero troppo scarso) bensì come istruttore. La cosa che deve rimanere ed è il motivo per cui si tende a “tenere” tutti nel gruppo, invece, è un’altra: questi ragazzi si devono ricordare di questi anni come di un periodo bellissimo, in cui hanno dato il massimo e sono stati ripagati con divertimento e soddisfazioni. Poi se non diventeranno giocatori o allenatori (oppure arbitri o dirigenti), ma piuttosto ingegneri, attraverso l’educazione dello sport saranno sicuramente ingegneri migliori.
Io credo in questo, gli altri credono in questo, la Compagnia dell’Albero crede in questo.
A fine agosto si ricomincerà, come sempre, ancora più convinti nel nostro progetto educativo, che è quello della sezione basket della Compagnia dell’Albero.
Chi ci ama ci segua: promettiamo solo lavoro e tanto divertimento. E quello che abbiamo promesso, l’abbiamo sempre mantenuto. Questo è innegabile.
Se credete di essere fenomeni rimanete dove siete, se volete lavorare e continuare a divertirvi con chi vi ha seguito finora saprete presto dove trovarci.

1 commento:

  1. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina