Come avevo scritto alla vigilia non sono tante le squadre in Italia che possono vantarsi di aver partecipato sia al Torneo di Matera che al Mazzetto a Padova.
Con l’obiettivo quindi di onorare tale opportunità, i 99 sono partiti alla volta di Padova, anche se non si sapeva bene quale ruolo avrebbero recitato nella kermesse. Portiamo a casa un onorevolissimo undicesimo posto e i complimenti dell’organizzazione che ci ha riservato l’onore di premiarci per primi. Infatti, come a Matera, solo le prime quattro vengono omaggiate seguendo l’ordine di classifica, mentre tutte le altre hanno lo stesso trofeo. Ma l’applauso vero, caloroso e sincero del Palazzetto San Lazzaro di Padova ci deve riempire d’orgoglio. Alla fine abbiamo disputato 6 partite in 4 giorni, vincendone 3 e perdendone altrettante. Ce la siamo giocata con tutti, a parte il Petrarca, squadra molto evoluta che si allena 4 volte a settimana e disputa 2 campionati non in orario di allenamento: in praticano loro masticano basket 6 volte a settimana e noi 3-4, per cui un meno 36 è una mezza vittoria. Finalmente Mazzini ha fatto sentire la presenza (e che presenza) sottocanestro mentre sono cresciuti tanto, durante lo svolgimento del torneo, proprio i più timidi e quelli che stavano a margine del gioco, specialmente offensivo: vedere, Bruni, Tasselli, Rondoni attaccare gli spazi e il canestro, togliendosi lo sfizio di sporcare il tabellino, è stato veramente gustoso.
Ma il Mazzetto non è un torneo come gli altri. È una storia di amicizia, di fratellanza e solidarietà. Un posto dove non ci si dimentica degli amici che ci lasciano (a proposito, coraggio Emma, gli amici veri non ti lasceranno solo!) e dove si cerca di costruire nuovi e solidi rapporti. È con questo spirito che gli amici di Solesino ci hanno accolto, persone vere e sincere, fiere del loro modo di porsi e di ragionare. Che poi era anche il nostro. Ci hanno fatto sentire come a casa nostra, hanno organizzato una serata (quella di sabato) che rimarrà nella nostra mente per sempre, accompagnandoci in tutto e per tutto. Grazie davvero.
E poi c’è il gruppo che cresce. Dove ognuno ha portato un mattoncino alla causa, e nessuno si è tirato indietro. Un gruppo di bravi ragazzini che pur con sensibilità diverse hanno voglia di continuare a crescere. E di migliorare. Si sono comportati bene fuori dal campo (mai un ritardo e mai una lamentela) ma soprattutto in campo: siamo l’unica squadra che a fine match omaggiava gli arbitri (i quali inizialmente ti guardano timorosi non abituati a trovarsi 13 ragazzi che gli vanno a stringere la mano), che si alza in piedi per salutari i ragazzi di Solesino (rompendo un po’ il protocollo ingessato delle premiazioni) e ringraziarli dell’ospitalità, facendo scuola e “costringendo” gli altri a fare altrettanto, e che ricevuta la coppa fa il giro del palazzetto per ringraziare e stringere la mano a tutte le personalità, anche quelle che dovevano entrare in scena dopo.
Vi avevo promesso, cari genitori, che sarebbero tornati uomini: con questi gesti abbiamo dimostrato di essere un po’ meno bambini. Sono orgoglioso di avervi allenato finora.
Ci si vede mercoledì in palestra.
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