Questo è il progetto di Livio Neri, Andrea Serri e di un gruppo di amici-istruttori che credono in un minibasket e in una pallacanestro diversa, fatta di amicizia, rispetto ed agonismo, che ti insegna i giusti comportamenti nella vita prima che in palestra. Astenersi perditempo.



venerdì 4 novembre 2011

Grazie a tutti!








Grazie a tutti, a quelli che ho salutato e a quelli che non sono riuscito a salutare, a quelli che c'erano, a quelli che non c'erano ma erano con noi lo stesso con lo spirito, infine grazie a quelli che ci hanno offerto una mano. Pubblico le parole che ho letto a Livio e alla sua famiglia oggi, e anche quelle di Cintissimo. Non per manie di protagonismo, ma per far capire che quello che ci unisce in questa avventura è qualcosa in più, è la voglia di stare insieme, educare e lavorare. Chi vorrà e verrà a darci una mano sappia che per noi è fondamentale questo, amicizia, rispetto ed educazione. Le parole mie e del Presidentissimo lo confermano e per questo motivo le pubblico. Mi scuso con molte famiglie che non sono riuscito ad avvertire e che mi stanno chiamando in queste ore. Ho messo una foto strana: Livio ci ha indicato la strada, ora sta a noi percorrerla. Insieme. Da lunedì riprendono le normali attività, ci faremo trovare pronti per l'inizio del Campionato (domenica 13 novembre ore 15:45 Mattioli, Under 13). Ora più che mai: Serva Jugum!








"Sinceramente avrei tantissimo da dire. Tanti ricordi, tante soddisfazioni e soprattutto moltissima gioia condivisa con lui.
Per chi non mi conosce io sono Andrea Serri, quello che lui chiamava “il mio responsabile minibasket”. Ho avuto la fortuna di conoscere Livio solo per 4 anni, ma sono stati 4 anni intensissimi in cui abbiamo lavorato forte e duro (come ci piaceva dire). Quante telefonate, anche in orari impossibili, per cercare di curare tutti i piccoli dettagli di un allenamento, di una partita o di una festa minibasket; quei dettagli che, come diceva lui, fanno la differenza fra una cosa fatta per farla ed una invece fatta con il cuore. E questo è il primo grande insegnamento di Livio. Solitamente quando un amico, anzi nel mio caso posso dire quasi un fratello, ci lascia si cade sempre nella retorica. Infatti, quando Pietro mi ha chiesto se volessi raccontarvi qualcosa di Livio, avrei voluto narrarvi qualche aneddoto, senza cadere nel banale. Ma sono davvero tanti e quindi racconterò qualcosa di Livio. Le cose non te le mandava a dire, con educazione, rispetto ma anche fermezza e buon senso. E mai a caso. Erano le doti del suo carattere. Sempre sorridente e sempre positivo verso il futuro e verso la vita: ho centinaia di foto con i ragazzi, insieme, con altri allenatori, alcune in posa mentre altre sono state scattate senza preavviso. In tutte le foto Livio ha il sorriso, sarà stato un caso?
Dopo qualche mese che lavorava a Ravenna gli chiesi: “Ma non ti manca la serie A?”. “No, sto bene qua, ho trovato la mia dimensione: voglio allenare per sempre i ragazzi, educarli e farli crescere come uomini e giocatori!”. Questo è quello che abbiamo fatto insieme, io quando erano bambini e lui quando diventavano ragazzi.
Oggi è il suo capolavoro organizzativo: tante persone insieme, unite nel suo ricordo. L’altro suo capolavoro sono questi splendidi ragazzi della Compagnia dell’Albero con le loro tute grigie. La nostra ultima avventura, quella iniziata questa estate. Io non ho mai visto Livio così carico e io con lui, perché il suo entusiasmo era contagioso. Non ho mai dubitato un secondo: l’ho seguito ad occhi chiusi nella nostra nuova avventura, perché volevo mantenere il legame d’amicizia. Qualcuno ci chiama soci, altri colleghi: in realtà eravamo due allenatori, ma soprattutto due amici e sicuramente due sognatori. Che si facevano in 4 per i ragazzi. Ora che Livio è diventato il nostro primo tifoso, ci faremo in 8 per voi, perché il sogno è appena incominciato. Per Livio, per voi e per le vostre famiglie.
Grazie coach, è stato un privilegio conoscerti, supportarti e lavorare insieme. Lo rifarei altre 1000 volte se solo servisse a risentire la tua voce. Grazie di tutto, davvero: stai tranquillo, la baracca la mandiamo avanti noi, non te ne pentirai!
Seguiteci, venite ai nostri allenamenti e alle nostre partite, perché in ogni cosa che faremo ci sarà qualcosa di Livio: è l’unica cosa che possiamo fare per farlo vivere."

Ecco invece come il grande Cintissimo ha ricordato il suo pari:



"Guarda che spettacolo!", mi diceva sempre così Livio guardando la palestra piena di ragazzi grandi e piccoli che si allenavano.
Era il suo sogno che si era avverato!
Aveva gli occhi lucidi dalla felicità.
Il suo entusiasmo, in tutto ciò che faceva, ti contagiava.
Con lui parlavi volentieri di qualunque argomento, non solo di pallacanestro: di viaggi, di musica, di film: quanti ne conosceva a memoria!
Ma potevi farlo solo fuori dalla palestra!
Se per caso ti stava raccontando qualcosa mentre i ragazzi si stavano allenando non terminava mai il discorso. Si interrompeva e correva a correggere un movimento che, a suo giudizio, non andava.
Ma non gli ho mai sentito dire: hai sbagliato, lui diceva “io lo farei così che forse è meglio”.
Eh si Livio, tutto ciò che hai fatto lo hai sempre fatto al meglio.

E’ stato bello conoscerti, frequentarti, seguirti ed ascoltarti.
Avevi questa grande capacità: ascoltare e farti ascoltare, da tutti ma in particolar modo dai tuoi ragazzi.

Sei stato un grandissimo allenatore ma, soprattutto, un grandissimo educatore!
È stato bello averti affidato, ad occhi chiusi, i miei figli, i nostri figli.
Sei sempre riuscito a coronare il tuo sogno: vedere la palestra piena di ragazzi.
Ciao Livio, oggi siamo noi ad avere gli occhi lucidi perché anche qui il tuo sogno si è avverato: guarda che spettacolo!

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