Questo è il progetto di Livio Neri, Andrea Serri e di un gruppo di amici-istruttori che credono in un minibasket e in una pallacanestro diversa, fatta di amicizia, rispetto ed agonismo, che ti insegna i giusti comportamenti nella vita prima che in palestra. Astenersi perditempo.



venerdì 22 luglio 2011

Mettiamo i puntini sulle i (parte prima)…



(Prima di passare al post odierno volevo ringraziare chi è venuto a visitare il mio blog, chi mi ha telefonato, chi mi ha chiesto semplicemente come stavo. Grazie a tutti. In 5 giorni "I motivi di una scelta" è stato il post più letto del blog, certamente non è piaciuto ad alcuni ma credo che sia evidente la mia totale buona fede e passione. Se ho sbagliato le ultime due righe mi ritengo fortunato su un totale di tre cartelle. Vi voglio bene e grazie per la presenza, discreta ma importante per me!)

In queste settimane ho letto e sentito tutto e il contrario di tutto. Sinceramente trovo fantastico questo ritrovato vigore ed attenzione a problematiche che tali, alla fine, poi non sono. Infatti, è la prima volta che si parla di queste cose. Ma siccome il mondo è bello perché è vario, mi sembra opportuno fare chiarezza su un punto. Perché alla fine raccontare mezze verità (senza l’altra metà) è sicuramente fuorviante ed insinuare dubbi gratuiti è peggio.
Parliamo del famoso tesseramento, madre, pare, di tutte le scelte che una famiglia deve compiere in una estate, valutazione talmente complessa e difficile che in confronto quella della scuola in cui iscrivere il proprio figlio è nulla.
Ho letto che tale scelta è effettiva e definitiva, che fino a 21 anni sì è vincolati e quindi bisogna valutare la futuribilità dell’opzione che si intraprende e tutta la filosofia conseguente a questo modo di ragionare. Sono balzato sulla sedia quando l’ho sentito, perché penso che nella vita di effettivo e definitivo ci sia solo la morte, in un mondo in cui i vincoli e i legami, purtroppo, sono sempre più blandi. Ho pensato: ma se ormai anche i matrimoni arrivano al capolinea in fretta e furia questo tesseramento va veramente così oltre? Lega davvero così tanto?
Siccome mi occupo di minibasket e queste storie burocratiche non mi hanno mai infervorato (o meglio le seguivo quando giocavo) sono risalito alla fonte e mi sono andato a leggere e studiare (da bravo maestrino) il Regolamento Esecutivo della FIP, documento pubblico e scaricabile dal sito http://www.fip.it/public/42/4441/re_tesseramento.pdf che tratta proprio le problematiche del tesseramento.
È interessante leggere tale prospetto perché dalla sua comprensione si vede come quello scritto sopra sia in effetti una mezza verità. Partiamo dall’origine: il tesseramento viene fatto a partire dal 12° anno di età per tutelare Società di appartenenza e giocatore. Non solo la prima, come viene spesso detto. Infatti, il credo dominante nel nostro sport è che le Società siano belle e buone (e quindi da tutelare) mentre i giocatori (e gli allenatori) siano dei mercenari pronti a saltare il fosso ogni due per quattro. Invece il documento della FIP chiarisce molti punti e tutela anche i giocatori (e fino al 18° anno le famiglie, che devono firmare sempre la documentazione). Il tesseramento è garanzia per i ragazzi di avere a disposizione una società che li faccia giocare, prevedendo, se ciò non fosse, la possibilità di svincolo in caso di non utilizzo (art. 16) ed imponendo dei limiti alle Società che non possono far girare gli atleti a loro piacimento (art. 6, limitazioni alle operazioni di tesseramento, due al massimo ogni anno).
Il tesseramento vale un anno, questo sia chiaro. Al termine della stagione cosa succede?
La Società di appartenenza ha a disposizione alcune opzioni che ora andiamo ad analizzare.
La prima è il rinnovo d’autorità (art. 9). Cioè un atto unilaterale in cui rinnova, con una apposita procedura on line il tesseramento. Questo procedimento è una sorta di garanzia per la Società di poter continuare ad investire nel tempo sulla crescita tecnica dei propri tesserati.
La seconda strada è quello del trasferimento. Cioè una Società trasferisce ad un’altra il tesseramento dell’atleta che quindi può andare a giocare dove meglio crede, scelta non più unilaterale, ma accordo tra più parti (società A, società B, atleta e famiglia dell’atleta) (art. 13).
La terza è quella del prestito. Cioè la Società A presta l’atleta alla B ma al termine dell’anno l’atleta torna alla casa madre. Strada percorsa nei campionati professionistici, di norma, dove durante le aperture delle finestre di mercato si vedono prestiti in quantità copiosa. (art. 14).
La quarta strada è quella del non rinnovo, volgarmente detta svincolo. All’art. 9 dice chiaramente che: “l’atleta non rinnovato (d’autorità, nda) ha diritto di richiedere il nuovo tesseramento a favore di qualsiasi società nei tempi e nei modi stabiliti dalle Disposizioni Organizzative Annuali”. Già a questo punto mi sembra che la scelta non sia effettiva e definitiva, ma che invece si apra un ventaglio di opzioni (almeno 3 su 4), a patto che la Società con la quale ci si è tesserati abbia la capacità di tenere sempre presenti i propri interessi (formare giocatori), ma anche e soprattutto il bene dei propri atleti (riconoscere cioè che a volte un trasferimento o un prestito sono meglio che far “morire tecnicamente” un giovane talento in una realtà amatoriale)
Gli art. 15 e 16 sono altresì interessanti per i giocatori perché disciplinano le opzioni a loro favore in caso di mancata iscrizione della squadra, fallimento e la mancata utilizzazione.
Come si evince dalla “legge” attualmente in vigore, in ambito FIP e approvato dal CONI, ci sono ben 3 opzioni su 4 (trasferimento, prestito e non rinnovo) che danno la possibilità ai giocatori di cambiare squadra.
Raccontare solo della opzione numero uno è limitativo ed anche fuorviante. A meno che, come a volte purtroppo accade, non si voglia fare dell’inutile pressione sulle famiglie, oppure, peggio sarebbe, se si trattassero i ragazzi come di propria ed esclusiva proprietà da utilizzare magari in un futuro, quando più conviene, come merce di scambio.
Evidentemente chi pensa che il tesseramento sia un legame effettivo e definitivo o non ha la voglia per venire incontro ai ragazzi e alle loro famiglie oppure semplifica oltre modo una questione, che come abbiamo visto, invece, è molto più elastica di come viene dipinta.
Il vincolo è definitivo se lo si ritiene tale; se si usano le 3 opzioni sopra elencate non lo è. Anzi, avendole ben presenti, sono gli strumenti più idonei a fare crescere nell’ambiente migliore ed in armonia i ragazzi.
Per come la vedo:
Primo ed insindacabile dovere di ogni Società sportiva dovrebbe essere quello di garantire una crescita sociale ed educativa dei propri tesserati attraverso le regole, l’esempio ed un gruppo più omogeneo possibile. Secondo dovere della società resta quello di garantire ad eventuali ragazzi che spicchino per talento un contesto competitivo dove potersi esprimere valutando con attenzione ogni dettaglio ed indirizzando/consigliando il giovane e la propria famiglia verso la scelta più opportuna. In poche parole: se Michele Jordano è troppo forte per il campionato regionale e non ha la possibilità, allenandosi con i pari età della sua città, di migliorare come potrebbe, sarebbe giusto che valutasse di trasferirsi in una squadra più competitiva, magari più organizzata per “allevare talenti”, sempre tenendo in considerazione che magari si troverebbe a dover cambiare scuola, o a doversi organizzare per prendere il treno tutti i giorni e riuscire a rimanere in pari con gli studi.
Per l’altro verso se Andrea Serrino non riuscisse a stare al passo dei suoi compagni e il gruppo in cui è inserito divenisse molto più competitivo rispetto alle sue capacità con gli strumenti a disposizione si potrebbero scegliere percorsi a lui più congeniali. Tutto con il coinvolgimento del ragazzo e della famiglia nella più totale trasparenza.
Qualcuno li chiama sacrifici, qualcuno lo chiama “provarci”, in ogni caso si tratta di compiere delle scelte ed allenatori e dirigenti dovrebbero consigliare in maniera disinteressata (a livello personale) perché eccellere in uno sport e farne un mestiere è un privilegio per pochi, mentre diventare individui migliori grazie ai valori che solo lo sport sa trasmettere dovrebbe essere un diritto per tutti.
E Noi lo facciamo per Loro e a Loro (e alle Loro famiglie) dobbiamo rendere conto. Sempre.

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